La seconda edizione di Utopian Hours, il festival internazionale dedicato alle città, cambia sede: tre giorni di incontri, talk, dibattiti e mostre ospitati all’interno della sede del Q35. Con oltre duemila partecipanti, l’edizione 2018 del festival amplia il dibattito sul futuro del vivere urbano, chiamando a raccolta quaranta esperti internazionali.
Dal 19 al 21 ottobre i pensatori e i place maker più visionari da Parigi, Detroit, New York, Helsinki, Oslo, Berlino, Copenaghen, Lisbona, Praga —e persino da Arcosanti, la visionaria città costruita in Arizona dall’architetto torinese Paolo Soleri— danno il loro contributo per alimentare un racconto positivo sul futuro della città e sulle potenzialità che può esprimere.
Venerdì 19 ottobre.
Ad aprire l’edizione 2018 del festival Luca Ballarini, fondatore di Torino Stratosferica, e Giacomo Biraghi, condirettore di Utopian Hours, danno il via a tre giorni dedicati al city making con un intervento che ha ribadito il potere e la centralità dell’immaginazione urbana.
Nella sua seconda edizione Utopian Hours conferma il format dei Visiting Urban Explorer, esperti da tutto il mondo invitati a Torino per esplorare liberamente la città e condividere impressioni, idee, suggerimenti. La prima “VUE” del 2018 è stata Valerie Kuster, anima di Op Het Dak, ristorante con orto sul tetto a Rotterdam. Con lei ci siamo interrogati su come immaginare una Torino in cui natura, cibo e persone si fondono per aumentare la vivibilità di una città dal grande potenziale. Emozionante il pensiero su Torino con il quale ci ha lasciati: “in nessun luogo mi sono sentita accolta all’istante come qui”.
Dai tetti verdi di Rotterdam alle vibranti ambientazioni del Manifesto Market: un angolo dimenticato di Praga trasformato da Martin Barry (anche animatore del festival sullo sviluppo urbano reSITE) in un mercato gastronomico e luogo di aggregazione frequentato da oltre 3500 persone al giorno. Una lezione su come intervenire sui luoghi unendo architettura, cultura e innovazione.
Utopian Hours è anche l’occasione per immaginare nuove prospettive e possibilità per la nostra città: con Robin Dolch, co-producer del festival Cities of Tomorrow, Torino punta in alto, confrontandosi con gli ultimi sviluppi della città che sa anticipare i cambiamenti nei luoghi, fino a diventare l’immagine per eccellenza della vita urbana del nostro tempo: un’istantanea di New York come invito per il capoluogo piemontese a elevarsi al livello delle grandi città.
Sabato 20 ottobre.
Installazioni a basso costo, progetti di placemaking, segnaletica urbana: un viaggio nei luoghi dove la creatività anima Montréal. La seconda giornata di Utopian Hours 2020 comincia con Jean Beaudoin —architetto e urban designer— con cui siamo andati alla scoperta di un approccio innovativo ai processi generativi di comunità e cambiamento, guardando al caso studio di una delle città più vivibili del Nord America. Un esempio: la promenade rossa lunga un chilometro che ha garantito vita di quartiere durante i lavori di trasformazione di una zona della città.
Altri esempi di city making partecipativo e all’avanguardia in territorio europeo: la preziosa testimonianza di Urban Catalyst, studio attivo in tutta la Germania, che dal 2005 lavora su diverse scale, dal design per una nuova via, all’animare le piazze di Berna, fino al piano strategico di una regione. Cordelia Polinna e Luca Mulé raccontano il metodo collaborativo, coinvolgente e innovativo, che hanno usato a Berlino per rendere possibili progetti di “agopuntura” urbana.
Il secondo Visiting Urban Explorer del 2018 è Timo Hämäläinen, geografo, ricercatore e blogger finlandese: con lui un tour nei luoghi eredità dei Giochi Invernali, tra grandi architetture e spazi improvvisati. Dall’esperienza attorno al Lingotto, Hämäläinen ha ricavato idee per far rivivere gli spazi vuoti.
A seguire uno dei momenti più intensi. La città laboratorio di Arcosanti, fondata negli anni ’70 dal visionario architetto Paolo Soleri, è oggi ancora attiva: un’utopia “torinese” diventata realtà negli Stati Uniti. Jeff Stein, executive director del progetto, condivide il pensiero ispiratore e la vita sociale di questa arcologia (unione di architettura e ecologia) e le sue sfide. Un talk illuminante, incentrato sulla potenza delle visioni urbane.
L’ultimo dei Visiting Urban Explorer per l’edizione 2018 è Frederico Duarte, critico del design, scrittore e curatore portoghese. Particolarmente affascinato dai vecchi luoghi di San Donato, Duarte lancia due idee per la vita pubblica: Torino come città della manutenzione e città post-Facebook. Un invito a tornare a parlare e incontrarsi nello spazio pubblico.
Le utopie concrete per la città del futuro hanno spesso qualcosa a che fare con l’acqua. A Helsinki l’innovazione urbana si basa sulla collaborazione fra pubblico e privato: il risultato è un’oasi galleggiante sul golfo, con piscine e sauna, dove nuotare tutto l’anno. L’imprenditore e fondatore di Töölö Urban, Raoul Grünstein, racconta i dettagli di una delle sue numerose imprese in cui interesse pubblico e risorse private si incontrano per dare vita a innovativi progetti di city making.
Nella serata del secondo giorno il principale evento di Utopian Hours 2018. Sul palco il guru del bicycle urbanism Mikael Colville-Andersen, fra le voci più influenti, e coinvolgente, degli ultimi anni in tema di qualità urbana. Il canadese di casa in Danimarca ha raggiunto Torino per assolvere la propria missione: “copenaghenizzare” il mondo, ossia esportare la cultura della bici nelle altre città.
Domenica 21 ottobre.
La giornata conclusiva di Utopian Hours 2018 comincia con un animato dibattito a proposito dei più interessanti casi di placemaking in Italia: le esperienze di Ivrea, Terni e Milano introdotti da Ilda Curti.
A Oslo la rigenerazione urbana corre lungofiume. Sulle sponde dell’Akerselva è sorto Vulkan, fiorente quartiere creativo-residenziale che ha radicalmente trasformato una ex zona industriale. Sverre Landmark di Aspelin Ramm racconta nell’ultimo pomeriggio di Utopian Hours 2018 la nascita e l’evoluzione di un progetto che rappresenta un modello di successo per la costruzione di quartieri veramente sostenibili.
A seguire un panel per la città con alcuni dei torinesi più intraprendenti: idee, visioni e proposte per una Torino davvero stratosferica. A condividere il loro punto di vista Matteo Robiglio (Homers), Erika Mattarella (Bagni Pubblici di via Agliè), Adriano Marconetto e Maurizio Cilli.
Sul finale Aaron Foley, Chief Storyteller di Detroit, racconta l’incredibile intuizione dell’amministrazione del principale centro del Michigan che, al tempo caso unico al mondo, istituisce una figura incaricata di dare voce alle storie degli abitanti per creare una narrazione capace di proiettare la città oltre gli stereotipi. Una prima assoluta in Europa: il team di scrittori e videomaker ha spiegato al pubblico del festival come si racconta la città con immagini e storie inedite.
Il programma di ospiti della seconda edizione di Utopian Hours si chiude con Jean-Sebastien Lebreton, uno dei responsabili di Faire Paris, programma per supportare progetti innovativi per la città sviluppato dal Pavillon de l’Arsenal di Parigi. Lebreton presenta alcune di queste iniziative, mostrando soluzioni diverse sull’ambiente e il riuso delle risorse, l’accoglienza e l’abitare, la comunicazione.
Le mostre. Tra i contenuti di Utopian Hours, ogni anno, mostre che in modo originale e contemporaneo raccontano trend e fenomeni urbani. Nei loro contenuti si inseguono lezioni pratiche e visioni stratosferiche, grandi fenomeni globali e singoli progetti, per ispirare tutti sul potere delle idee per le città.
Con la mostra C’è vita lungo i fiumi, Torino Stratosferica invita a compiere un viaggio ideale fatto di immagini, illustrazioni e proposte per immaginare nuove forme e funzioni per i quattro fiumi cittadini.
Dopo la mostra sul city branding dell’anno passato, con i loghi per Torino Stratosferica disegnati da vari studi grafici, il festival riflette sull’idea di bandiera: cosa dovrebbe rappresentare? Come si progetta la bandiera di un luogo stratosferico? Cinque studi grafici italiani di primo piano hanno dato vita alla mostra 5 bandiere per Torino Stratosferica. Progetti di: Tomo Tomo (Milano), Artiva design (Genova), Volta Studio (Venezia), Studio MUT (Bolzano), Muttnik (Firenze).
All’interno degli spazi del Q35 anche la versione aggiornata della mostra Visioni da Torino Stratosferica: altre dieci nuove visualizzazioni prodotte da altrettanti studi di architettura torinesi che hanno interpretato e dato forma alle idee, alle provocazioni e alle utopie emerse durante le visioning session di Torino Stratosferica. Diciannove immagini spettacolari sul futuro di Torino.
Torino Stratosferica ripropone anche due delle mostre più apprezzate dell’edizione precedente: Images of Utopia, curata da Torino Stratosferica con Darran Anderson e Night time is the right time — due percorsi di immagini e parole per riflettere sull’immaginazione urbana e sulle possibilità della notte nelle nostre città.